Breve articolo sulle sue caratteristiche e storia:
Due sono i concetti che regolano l'aikido: l'unione dell'energia individuale sommata
all'energia dell'universo, e il senso dell'equilibrio. Per unione delle due energie (ki),
individuale e cosmica, si deve intendere uno stile di vita in totale sintonia con sé
stessi, con gli uomini e la natura, ovvero secondo i principi supremi del buddhismo e del
taoismo. Infatti, tra le arti marziali giapponesi, l'aikido è quella che più ha subito e
conservato intatta l'influenza delle discipline spirituali orientali, che ne sono
diventate parte integrante anche nello studio delle sue varie tecniche. Secondo il suo
fondatore Morihei Ueshiba (1883-1969), la vera forza del budo, secondo la tradizione
millenaria delle arti marziali rappresenterebbe la 'via del combattimento', è l'amore
spirituale. Il suo scopo ultimo non è scoffiggere l'avversario, ma arrivare ad una
piu completa realizzazione individuale(satori), sentirsi in armonia con l'Universo e
promuovere questa consapevolezza verso gli altri. Sulla base di questi principi, Ueshiba,
dopo una lunga formazione in altre arti marziali come il ju jitsu della scuola Kito, il
kenjutsu (arte della spada), il daitoryu aikijujutsu e il kendo, e dopo aver cercato
conforto e sostegno spirituale nell'Omoto-kyo, una setta religiosa shinto che considera
Dio "come lo spirito che pervade tutto l'universo e l'uomo il suo ministro che
governa il cielo e la terra", ha codificato verosimilmente nel 1925, un'arte marziale
basata esclusivamente sulla difesa, dove si controlla la forza dell'avversario attraverso
i movimenti e i principi dell'energia individuale e cosmica. Così è nato l'aikido, Ai
"unione", ki "energia", Do "via". Pertanto, il suo modo di
essere chiamato ancora oggi, assume il significato profondo di "la via per conseguire
l'unione dell'energia". Oggi, la scuola di Ueshiba, e guidata a livello
mondiale dal figlio , Moriteru, erede del ruolo per linea dinastica. Tra i maestri più
importanti a livello internazionale, sono anche da ricordare, il defunto Morihiro Saito,
che apprese l'aikido proprio a Iwama, nel villaggio in cui Ueshiba si era ritirato, e
fu caposcuola dello stile dell'Iwama ryu, ovvero la versione più tradizionale e
fedele a quella codificata dal suo fondatore. Gli altri stili più diffusi sono lo
yoshinkan aikido del maestro Gozo Shioda, il shinshin toitsu aikido, di Koichi Tohei, il
tomiki aikido, di Kenji Tomiki ed infine, lo yoseikan aikido di Minoru Mochizuki. In
Italia, i praticanti di questo magnifico ed affascinante stile sono circa 8000, mentre in
tutto il mondo sono addirittura forse piu di un milione. Contrariamente a cio
che accade in tutte le altre arti marziali, nell'aikido non si applicano tecniche di pugno
o di calcio, ma solo leve e proiezioni che sfruttando la forza dell'avversario, mirano a
neutralizzarlo, ma mai ad ucciderlo o danneggiarlo. L'annientamento delle intenzioni
bellicose dell'aggressore, avviene attraverso movimenti circolari e repentini cambi di
direzione con dolorosissime pressioni sui punti vitali(atemi). Contrariamente a quanto in
modo erroneo si possa pensare, per eseguire correttamente le tecniche di aikido, ad un
qualsiasi attacco portato con forza, non si deve rispondere con altrettanta potenza
fisica, ma occorre applicare il potere dell'energia interna concentrata nel proprio centro
vitale, che e chiamato l'hara(che fisicamente coincide con il tanden, punto situato
tre dita sotto l'ombelico). Entra allora in gioco il secondo principio fondamentale
dell'aikido: il senso dell'equilibrio, inteso come il punto di massima energia vitale
attraverso cui eseguire le tecniche senza perdere la protezione della propria guardia e
rimanendo radicati al suolo. La difficoltà maggiore, pero di quest'arte, risiede
non nell'eseguire le tecniche con la pur necessaria coordinazione tra braccia e gambe, ma
nel muovere gli arti sbilanciando l'avversario con la propria energia interna. Le tecniche
sono composte da immobilizzazioni (katame-waza) e proiezioni (nage-waza), da prese ai
polsi, alle braccia, alle spalle o in qualsiasi altra parte del corpo, e vengono eseguite
tramite diverse azioni variamente finalizzate(irimi e tenkan), ossia genericamente entrata
ed uscita, che si avvalgono di tipi di spostamento differenti (per es. tai-no shintai,
camminare normalmente, taisabaki, movimento circolare e rotatorio). Gli stessi principi e
azioni vengono poi applicati anche ad attacchi portati con armi, del tipo coltelli(tanto),
bastoni(jo) e spade(ken). Fra le centinaia di tecniche di proiezione, una
particolare fra esse è quella che agisce sulle articolazioni(soprattutto alle
spalle, braccia, polsi e mani), sollevando da terra l'avversario e lanciandolo ad alcuni
metri di distanza. Queste tecniche seguono soprattutto linee circolari, perché con i
movimenti rotatori si riesce meglio ad annullare la forza d'attacco dell'avversario.
Sfruttando l'energia interna, i migliori maestri riescono a proiettare l'aggressore con
pochissimo sforzo fisico. Le proiezioni, che fanno parte del bagaglio tecnico anche di
altre arti marziali come il judo, il ju jitsu ed il kung-fu in genere, sono tecniche
particolarmente indicate per la difesa personale, ma l'automatismo del movimento e quindi
l'efficacia dell'azione, non sono immediati e richiedono diversi anni d'allenamento. Da
ricordare anche gli irimi (spostamenti con entrata), che mirano a prendere il controllo
del baricentro dell'avversario. Queste tecniche agiscono fisicamente al di là degli arti
superiori e lo scambio energetico avviene sull'asse principale. Così, oltre a favorire la
presa di coscienza del centro dell'energia vitale, si potra ottenere la mobilità
interna, che contribuisce in ogni sua fase a far diminuire le tensioni di tutta la
struttura psicosomatica. Per eseguire correttamente una o piu proiezioni,
occorrera tenere sempre presente, che le situazioni possono cambiare in ogni istante
e possono assumere delle diverse evoluzioni proprio perche sono imprevedibili cosi
come puo essere imprevedibile un qualsiasi movimento o attacco di un avversario. La
chiave del successo dipende quindi anche dal controllo del processo di ogni suo
cambiamento.
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