La Gioventù del Maestro Gichin Funakoshi
Gichin Funakoshi comincia a praticare il karate verso letà di 12 anni sotto la
direzione di Anko Asato, uno dei più brillanti discepoli di Sokon Matsumura. G.
Funakoshi, compagno di classe del figlio maggiore di Anko Asato, va spesso a giocare da
lui, ed è a poco a poco attratto dalla sua arte. Divenuto il discepolo appassionato di A.
Asato, continuerà per tutta la vita ad approfondire il karate. G. Funakoshi nasce a
Okinawa nel 1868, primo anno dellera Meiji, periodo in cui il Giappone passa dal
feudalesimo allera moderna. Egli appartiene a una famiglia di funzionari molto
legata alla tradizione, malgrado una situazione economica spesso instabile. G. Funakoshi
vuole dapprima studiare medicina ma, al momento di presentarsi a scuola, prende conoscenza
della seguente regola: Uno studente di medicina non deve portare la crocchia.
Nella società antecedente alle riforme, i capelli raccolti a crocchia testimoniavano il
rango della famiglia e simboleggiavano materialmente la continuità con gli antenati.
Limportanza che riveste in Giappone il culto degli antenati è particolarmente
accentuata ad Okinawa, e G. Funakoshi, non potendo accettare una simile offesa, preferisce
rinunciare alla medicina. Conserva la crocchia fino alletà di ventanni, e,
quando decide di tagliarsi i capelli, ciò provoca un conflitto familiare. Per tutta la
vita resterà profondamente legato alla tradizione; così, molto più tardi, quando sua
moglie, nel corso degli anni Venti, potrebbe raggiungerlo a Tokyo, dove egli si è
stabilito, non potrà farlo, poiché in tal caso nessuno rimarrebbe a occuparsi della
tomba degli avi. A 21 anni, G. Funakoshi diventa insegnante a tempo determinato in una
scuola elementare della città di Naha, e continuerà a mantenere 1'incarico di educatore
a Okinawa per oltre trentanni. In seguito parte per Tokyo per presentare e
diffondere nel centro del Giappone 1'arte della sua isola natale. Quando fonda la sua
scuola di karate, 1'esperienza di educatore emerge nel suo rapporto con gli allievi, i
quali lo rispetteranno tanto più in quanto, insieme al karate, egli insegna uno stile di
vita. A partire dalletà di 12 anni, G. Funakoshi studia il karate sotto la
direzione di A. Asato. Lallenamento in quel periodo si svolgeva di notte,
al1'aperto, spesso in un giardino. G. Funakoshi scrive: In quellepoca mi sono
allenato a un solo kata per molti mesi, e perfino per molti anni. Dovevo continuare, senza
sapere per quanto tempo, fino a che il mio maestro dicesse si. E il maestro
non diceva mai si. Per questo la durezza dellallenamento è difficile da
descrivere. Il Maestro Asato non mi toglieva mai gli occhi di dosso per tutto il tempo
degli allenamenti nel suo giardino. Egli rimaneva nella veranda, seduto ben diritto sui
talloni, senza cuscino. Era tuttavia già molto anziano
Quando terminavo un kata, mi
diceva solo bene, si, o ancora, senza mai un
complimento. Dovevo solo continuare a ripetere senza fine la stessa cosa, inzuppato di
sudore. A fianco del maestro seduto era sempre appoggiata una lampada a petrolio il cui
chiarore pareva affievolirsi, e talvolta mi accadeva di non percepirla più a causa della
fatica. Lallenamento proseguiva fino allalba. Asato ha una grande
reputazione come maestro dellarte del te o to de. G. Funakoshi è tuttavia il solo
suo discepolo che si conosca. Questo è nella logica dellesoterismo della
trasmissione del karate prima del secolo XX. E allinizio della sua carriera
nellinsegnamento scolastico che G. Funakoshi fa la conoscenza di Anko Itosu, amico
intimo di A. Asato e come lui discepolo di S. Matsumura. A. Itosu è anchegli
conosciuto come un grande maestro, ma a differenza di Asato, si interessa ai problemi
delleducazione nel sistema scolastico allora in via delaborazione. Seguendo il
consiglio di A. Asato, G. Funakoshi sarà dora in avanti il discepolo di questi due
maestri. Hanno entrambi lo stesso nome, allincirca la stessa età, sono stati
formati dallo stesso maestro, ma ciascuno ha la propria concezione del karate. Le loro
idee differiscono tanto quanto le loro morfologie. A. Asato era di grande taglia, largo di
spalle, con occhi penetranti. Era come un antico guerriero, scrive G.
Funakoshi. A. Itosu non era alto, e il suo corpo era come una botte. Secondo
linsegnamento di Asato: Bisogna considerare le mani e i piedi
dellavversario come una spada, non bisogna dunque lasciarsi mai toccare.
Secondo Itosu: Se lattacco dellavversario non è efficace, si può
ignorarne volontariamente leffetto lasciandosi toccare, quindi anche
rafforzare il corpo contro i colpi è importante. Occorre sottolineare che,
nellantico stile di insegnamento del karate, non soltanto le tecniche, ma la
concezione del combattimento potevano variare seguendo la morfologia e la personalità, e
la trasmissione era estremamente personale e limitata. Lantico stile di trasmissione
era esoterico, ma aveva al tempo stesso una grande flessibilità, che corrispondeva alla
personalizzazione dellarte. G. Funakoshi continua a proseguire la pratica del karate
sotto la direzione di questi due maestri, parallelamente al proprio lavoro a scuola.
Scorgendolo talvolta rincasare allalba, i vicini credono che rientri dopo aver
passato tutta la notte in un quartiere di piacere, ed egli non li disillude; anche questo
mostra 1'aspetto di segretezza della pratica del karate. Nel 1921, il Principe imperiale,
in viaggio verso lEuropa, si ferma a Okinawa. E un avvenimento eccezionale. In
questa occasione G. Funakoshi è incaricato di dirigere una dimostrazione di karate fatta
dagli scolari. Nel 1922, un anno dopo questo avvenimento, è organizzata a Kyoto
unEsposizione nazionale di educazione fisica, e G. Funakoshi vi è mandato per
presentare il karate di Okinawa. Egli pensa di ritornare a Okinawa dopo queste
dimostrazioni. Ma J. Kano, fondatore del judo, che ricopre importanti funzioni al
ministero dellEducazione, lo invita a tenere una presentazione del karate nel suo
dojo Kodokan, a Tokyo. Accettando la sua richiesta, G. Funakoshi aveva pensato di
prolungare il suo soggiorno a Hondo di qualche giorno soltanto. Ma, in seguito agli
incoraggiamenti ricevuti da J. Kano dopo questa dimostrazione, decide di restare a Tokyo
per diffondervi 1'arte del suo paese. Alletà di 53 anni, G. Funakoshi abbandona
quindi le sue funzioni di insegnante e, lasciando moglie e figli a Okinawa, comincia a
vivere da solo a Tokyo, per far conoscere il karate. Si ritrova senza lavoro, ma con la
passione di far conoscere 1'arte della sua regione ai giapponesi, che consideravano questa
un po come unisola straniera. In questepoca, la popolazione di Okinawa
aspira ad affermare la sua identità culturale e nazionale giapponese; Funakoshi non fa
eccezione, e la sua passione per la diffusione del karate è una manifestazione di questa
volontà collettiva. La dimostrazione al Kodokan ebbe luogo il 17 maggio 1922. Shinkin
Gima, originario di Okinawa e studente alluniversità, che partecipava a questa
dimostrazione, racconta: Per la dimostrazione, il maestro Funakoshi ha fatto innanzi
tutto una presentazione del karate di Okinawa e del percorso di ognuno di noi. Poi ha
eseguito il kata Ku-shan-ku; in seguito io ho eseguito Xaifanchi. Dopo la dimostrazione
dei kata, abbiamo mostrato un esercizio di combattimento convenzionale
Dopo la
dimostrazione il maestro Kano ha detto: Signor Funakoshi, penso che il karate sia
unarte marziale onorevole. Se pensa di diffonderla a Hondo, potrei darle un aiuto,
qualunque esso sia. Mi dica cosa posso fare per lei. Sono certo che è a seguito di
queste parole di incoraggiamento che il maestro Funakoshi ha deciso di rinunciare a
ritornare a Okinawa. Non avendo alcuna risorsa, G. Funakoshi lavora come portinaio
in un pensionato per studenti originari di Okinawa, chiamato Meisei-juku. E
alloggiato in una camera di tre tatami (5 m²). Il suo lavoro principale è la
pulizia quotidiana della casa e del giardino, la distribuzione della posta agli studenti e
1'accoglienza dei visitatori. Il suo lavoro corrisponde allaffitto; gli occorre
dunque guadagnare di che nutrirsi, per questo ottiene il permesso di utilizzare la sala
conferenze per insegnare il karate. Allinizio, ha solo pochissimi allievi:
Avevo talvolta limpressione di lottare da solo, senza avversario,
racconta. Capita frequentemente che visitatori venuti per vedere il maestro di karate
prendano Funakoshi per un vecchio impiegato incaricato delle faccende nella pensione.
Tuttavia, in capo a due o tre anni, il numero di allievi comincia ad aumentare. Gruppi di
studenti di molte università formano dei club di Karate. Il particolare modo di
insegnamento e di trasmissione del karate in Giappone si costituirà a partire dai
rapporti gerarchici tra gli studenti. Questi rapporti formano degli ingranaggi dinamici
tra studenti ed ex-allievi della stessa università, non soltanto nel campo dello sport o
delle arti marziali, ma anche nelle relazioni di lavoro allinterno di una stessa
impresa o tra aziende diverse. Di fatto, la dinamica sociale, in Giappone, si basa spesso
su questo tipo di relazioni gerarchiche. E le scuole di karate che hanno conosciuto una
grande estensione si sono appoggiate su questi canali tipici del Giappone. E per
questo che la diffusione del karate nelle diverse università è stata molto importante.
Scrive Funakoshi: In quellepoca, vivevo ogni giorno con limpressione di
vedere un chiarore che si ingrandiva poco a poco nella notte tenebrosa
non era più,
quindi, una lotta senza avversario
, il mio petto si gonfiava spesso di gioia.
Nel 1935, G. Funakoshi scrive la sua opera più importante, intitolata Karate-do kyohan
(Testo di insegnamento del karate-do). E senza dubbio il periodo più felice della
sua vita. Già diverse università di Tokyo hanno aderito al suo insegnamento, il numero
di allievi aumenta, ogni giorno egli va a insegnare in ununiversità diversa. La sua
situazione materiale migliora. Il primo dojo di karate è costruito nel 1938 dai suoi
allievi, che si sono tassati per molti anni a questo scopo e si appoggiano alla rete degli
ex-allievi delle loro università. G. Funakoshi chiama questo dojo Shotokan
(La casa nel fruscio della pineta). G. Funakoshi scrive I venti precetti della via
del karate quando il Giappone e già in guerra con la Cina dal 1937 eccoli qui
elencati:
1. Non bisogna dimenticare che il karate comincia con il saluto, e termina con il saluto.
2. Nel karate, non si prende 1'iniziativa dellattacco.
3. Il karate è un complemento della giustizia.
4. Conosci dapprima te stesso, poi conosci gli altri.
5. Nellarte, lo spirito importa più della tecnica.
6. Limportante è mantenere il proprio spirito aperto verso lesterno.
7. La disgrazia proviene dalla pigrizia.
8. Non pensare che si pratichi karate solamente nel dojo.
9. Lallenamento nel karate si prosegue lungo tutta la vita.
10. Vedi tutti i fenomeni attraverso il karate e troverai la sottigliezza.
11. Il karate è come l'acqua calda, si raffredda quando si smette di scaldarla.
12. Non pensare a vincere, ma pensa a non perdere.
13. Cambia secondo il tuo avversario.
14. Lessenziale in combattimento è giocare sul falso e sul vero.
15. Considera gli arti dellavversario come altrettante spade.
16. Quando un uomo varca la porta di una casa, si può trovare di fronte a un milione di
nemici.
17. Mettiti in guardia come un principiante, in seguito potrai stare in modo naturale.
18. Bisogna eseguire correttamente i kata, essi sono differenti dal combattimento.
19. Non dimenticare la variazione della forza, la scioltezza del corpo e il ritmo nelle
tecniche.
20. Pensa ed elabora sempre.
Nel 1941, tre anni dopo la costruzione del dojo Shotokan, scoppia la guerra del Pacifico.
Nel 1945 il dojo Shotokan, sette anni dopo la sua costruzione, è annientato sotto i
bombardamenti americani; Yoshitaka si ammala gravemente. La guerra termina, lasciando il
Giappone in un disordine desolante. G. Funakoshi, a 77 anni, lascia Tokyo per raggiungere
sua moglie che si era rifugiata a Oita (nel sud del Giappone). Essi si ritrovano dopo una
lunga separazione e vivono insieme coltivando da soli della verdura e raccogliendo
molluschi e alghe in riva al mare. La vita non è certo facile, ma finalmente sono
insieme. Due anni più tardi, nel 1947, sua moglie si ammala improvvisamente e muore poco
tempo dopo. Prima di morire gli domanda di coricarla in modo che prima la sua testa si
trovi in direzione di Tokyo, poi nella direzione di Okinawa. Scrive G. Funakoshi: Ha
pregato lImperatore, e ha detto addio ai suoi figli che vivevano a Tokyo, poi ha
salutato i suoi antenati che sono sepolti a Okinawa. Questa fu la fine di mia moglie, che
aveva fatto di tutto perché io potessi proseguire nella via del karate.
Effettivamente, coricarsi con la testa nella direzione di qualcuno è un segno di
rispetto, girare i piedi nella sua direzione è unoffesa. Possiamo vedere in questo
atto daddio della signora Funakoshi, la concretizzazione di un modello culturale di
prima della guerra che, anche se non è più messo in pratica, resta in fondo alla
coscienza dei Giapponesi contemporanei. In questo stesso 1947, Yoshitaka, il figlio al
quale aveva affidato lo Shotokan, muore anchegli. G. Funakoshi, ha
limpressione di aver perduto tutto con la guerra. Tuttavia gli studenti hanno
ripreso lallenamento alluniversità, malgrado latmosfera di depressione
che investe tutto il Giappone dopo la disfatta, e gli allievi anziani sopravvissuti ai
campi di battaglia cominciano a ritornare. G. Funakoshi, ha 80 anni, ritorna a Tokyo. I
suoi allievi anziani usciti da università diverse cominciano a raggrupparsi per riformare
la scuola Shotokan. Nel 1949 si costituisce la Japan Karate Association (J.K.A.) con alla
testa Gichin Funakoshi, delletà di 81 anni. Sembra, per un momento, che
lunita della scuola Shotokan sia stabilita. Ma, dagli inizi degli anni Cinquanta, le
divergenze di opinione sui modi di praticare e di insegnare il karate, e anche
sullorganizzazione della scuola, suscitano conflitti. Il numero dei praticanti
continua tuttavia ad aumentare di anno in anno. Quando si parla di kata e della loro
evoluzione dobbiamo necessariamente fare riferimento a Gichin Funakoshi, padre del karate
così come oggi noi lo conosciamo.
Come cardine, nel suo libro Ryukyu Karate Kenpo, Funakoshi asserisce che il
kata può essere di due aree: Shorin e Shorei. Shoto ( così come veniva
chiamato ) sosteneva che i kata dinamici e veloci sono di area Shorin, mentre quelli lenti
e pesanti di area Shorei. Così, usando la sua logica, i Pinan ( o Heian ) sarebbero kata
di area Shorin, mentre i Tekki di area Shorei. Egli ha associato larea Shorin con lo
stile Okinawense cosiddetto di Shuri, mentre ha associato lo Shorei con i metodi della
città di Naha, ma vedremo poi come le cose non risultino essere così semplici con
linserimento della città di Tomari. Se si ascoltano oggi i vecchi istruttori di
karate residenti in Giappone, non vi verranno indicati kata di uno stile o unaltro,
ma vi sarà semplicemente detto di come un certo kata è Shorin, mentre altri sono da
considerarsi Shorei. Solitamente, aggiungono che: il kata di Shorin deve essere
effettuato rapidamente, mentre il kata di Shorei deve essere effettuato lentamente e con
potenza ed anche che: La gente piccola dovrebbe fare Shorin, mentre la gente
grassa dovrebbe fare Shorei. Con gli occhi di oggi sorridiamo di fronte a queste
semplificazioni, ma allocchio dellantico tutto era chiaro: era il kata che
andava scelto in base alla propria corporatura, mentre oggi si spinge lallievo verso
la morfologia del karateka standard ( mediamente alto e magro ). La ragione è
che probabilmente nella versione odierna ambedue derivano da una terza città, Tomari e
che quindi rappresentino lespressione più vicina tra kata di aree differenti,
perché ricodificate da una terza mano neutrale. Se prendiamo il Bassai però le cose si
complicano ulteriormente; qui scopriamo come esista anche una versione di Tomari
Bassai
ma allora perché riferire anche Bassai Dai a Tomari e non a Shuri? Che
altre modifiche sono state apportate alloriginale? È abbastanza chiaro che Shoto ha
progettato il suo stile come una miscela delle tre scuole principali di Okinawa riferite
ad altrettante città, in cui Tomari fa da sintesi alle altre due. Va segnalato
però come lo Shotokan abbia perso parte del suo equilibrio progettuale proprio nel
comparto kata, dal momento che nessuno dei suoi kata ha avuto origine nella
città di Naha, per quanto si possa dire che Hangetsu abbia un parente nel sistema del
Goju, chiamato Seishan. In realtà Seishan nasce da un kata di Shuri. Hangetsu si
differenzia non per essere una versione modificata dal Goju, ma piuttosto per essere una
diversa interpretazione del modello Shuri che a sua volta deriva con tutta
probabilità da uno stile di kung-fu della Cina del sud, i cui stili si differenziavano
nettamente da quelli della Cina del nord
alla fine quanto indietro nel tempo si
dovrebbe andare per determinare a che Area originale un kata appartiene? Nei kata Bunkai,
tale termine e utilizzato per analizzare il movimento di un kata, che dovrebbe
essere la via per lapplicazione pratica. Si possono contare circa 150 kata tra
quelli codificati con origine negli stili di karate di Okinawa e in quelli Giapponesi; la
maggior parte comunque hanno avuto origine a Okinawa e solo ricorrendo alle leggende si
può fare riferimento alla Cina. A volte viene da chiedersi a cosa pensassero gli
Okinawensi quando hanno dato i nomi ai loro kata; immaginare di lavorare ad un kata per un
intero anno, gettarvisi dentro il cuore, lanima e infine chiamarlo semplicemente
24 . In realtà era abitudine chiamare molti kata con il numero dei passi
realizzati. Per esempio: Seishan si traduce in 13; Niseishi = 24 Useishi = 54 Seipai = 18
Sanseiryu = 36, ecc. Altra particolarità: più persone partecipavano alla realizzazione
di un kata, più elegante questo si presentava; per il principio che piu teste sono
meglio di una. Domanda; perché tutti i kata sono antichi? Perchè non ve ne sono tra
quelli famosi di moderni e nuovi dal momento che quasi chiunque può mettere insieme
alcune tecniche di base usando il proprio talento creativo e dargli un nome?
Effettivamente, chiunque può creare un kata, ma non tutti possono creare un kata
popolare. Il Kata esiste soltanto finché la gente desidera esercitarvisi. Se nessuno
assimila il vostro kata, allora sarà difficile che questo sopravviverà a voi. In realtà
oggi è difficile che qualcuno crei ancora oggi kata; si sa di Hiroo Mochizuki, che ha
inserito nuovi kata nel suo Yoseikan-Budo, ma i suoi happoken e ashakuken non riportano
solo i tratti genetici tradizionali del karate. Molte sono le ragioni per cui non nascono
più kata completamente nuovi da molti anni; il senso artistico si, ma anche il mistero
dellantico, dellesotico, la sua origine bellica. Non per questo i vecchi kata
non vengono oggi modificati, ma anzi si scopre come le moderne esigenze agonistiche
richiedano sempre nuove applicazioni. Settanta, ottanta anni fa, i giapponesi hanno
lasciato il loro segno sulla natura dei kata; oggi tocca agli occidentali fare
altrettanto, ma a piccoli passi, senza stravolgimenti, limando e lavorando di cesello.
Inoltre per modificare lapplicazione di un kata e del relativo Bunkai, non basta
conoscere le tecniche di percussione tipiche del Karate, ma ci vogliono solide basi di
Jujitsu, poiché tutti i vecchi maestri giapponesi per modificare i propri kata si
avvalevano di queste loro conoscenze. Se non si affronta la creazione di un nuovo kata con
questi principi, ne salterà fuori semplicemente un ballo, sul modello del
kata-musicale inventato negli ultimi 15 anni dagli americani, ma si sa, a loro
difetta la storia. |
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