Uno degli aspetti più affascinanti della tradizione
marziale, che è anche il primo in cui un principiante si imbatte appena varca la soglia
di un Guan/Kwon («palestra»), risiede nelle sequenze di movimenti - comunemente dette
«forme» o anche «boxe delle ombre». Esse consistono nel creare dei movimenti ben
precisi col proprio corpo e con gli arti in combinazione con passi, salti e spostamenti,
in cui è insito un contenuto atletico, tecnico e artistico di combattimento contro uno o
più avversari. Il primo impatto del Kung fu con lOccidente è avvenuto attraverso
lefficacia spettacolare dei primi film, ma la bellezza di queste «danze rituali»,
che contenevano dimostrazioni di velocità, potenza e determinazione, quasi fossero una
forma di «animalità» o di istintiva spontaneità spesso dimenticata in Occidente, ha
colpito il subconscio di molte persone alla ricerca di una maggiore fiducia in se stesse e
le ha indotte a preferire le discipline orientali rispetto a quelle occidentali. Inoltre
lelemento che ha permesso una diffusione capillare del Taijiquan è stato senza
alcun dubbio il desiderio di molti di imparare la forma completa dei 108 movimenti, spesso
con la segreta convinzione che questo potesse automaticamente e senza troppo sforzo,
portarli a diventare piccoli killer a mani nude. Storicamente, chi si dedicava nei secoli
passati alle arti della guerra lo faceva per necessità e non certo per soddisfare
esigenze estetiche. Nel corso di una vita costellata di combattimenti o di scontri, con
armi o a mani nude, ogni combattente affinava un proprio sistema di lotta, che si
costruiva sulla base delle proprie capacità istintive, fisiche e psichiche e sulla
qualità degli avversari incontrati in battaglia. Qui giova ricordare quanto dice Musashi
in apertura del suo Libro dei Cinque anelli.: «Allo scadere dei trentanni ho
riflettuto sulla mia vita passata e ho concluso che le mie vittorie non erano dovute alla
piena padronanza dei segreti dellArte, piuttosto semplicemente erano dovute al basso
livello delle altre scuole di scherma». Alla formazione del bagaglio tecnico
contribuivano in gran parte anche gli insegnamenti tramandati dal padre e dal maestro di
arti marziali. Ma a questo punto il combattente, per essere sicuro di non dimenticare
nulla, si costruiva una specie di «indice» delle proprie tecniche, la «forma» appunto,
che era quindi una vera e propria enciclopedia di movimenti. Questi «indici» possono
essere paragonati ai moderni data-base dei computer, che mettono logicamente in
concatenazione centinaia di diverse possibilità di uso del corpo, al fine di risultare
efficaci in combattimento. Ma se ogni forma racchiude un patrimonio di tecniche, perché
allora anche gli stili più essenziali sono composti da almeno due o tre sequenze diverse?
Perché ogni forma sviluppa diverse qualità o abilità specifiche. Ci possono essere:
forme di base, intermedie, avanzate;
forme per sviluppare braccia e dorso, unaltra forma per i calci, e unaltra
ancora per la lotta a terra; alcune forme, sono per dare il principio di linea centrale,
unaltra per ruotare sullasse mantenendo il controllo, e unaltra ancora
per muovere il corpo in condizioni sfavorevoli; poi ancora forme per sviluppare la
resistenza, unaltra forma per la coordinazione del movimento e unaltra per le
applicazioni; forme per il potenziamento del respiro, per lo stiramento dei tendini e dei
muscoli, unaltra forma per la resistenza delle ossa ai colpi e così via. Una forma
è composta di singole tecniche. La forma ne racchiude lessenza, i contenuti, ma non
le esaurisce, vale a dire che la forma è solo una specie di codice mnemonico per
ricordarle tutte, in ordine e velocemente, ma non ci dice molto del contenuto. Anzi, i
contenuti restano assolutamente illeggibili, se dietro a chi pratica non cè una
trasmissione orale e diretta da parte del creatore della forma (o almeno di un suo valido
rappresentante), e comunque i pericoli legati alla trasmissione di un elemento attraverso
culture diverse restano molto alti. Un esempio emblematico: quando un famoso matematico
chiese alla platea che lo ascoltava «un mezzo minuto di raccoglimento», tutti mantennero
un assoluto silenzio, mentre il matematico, ridacchiando, spiegò che in realtà voleva
soltanto un cucchiaino, cioè un «mezzo», uno strumento, «minuto», vale a dire
«piccolo», per raccogliere. E se ci sono queste ambiguità nella stessa lingua e nella
stessa cultura, è facile immaginare quanto si possa equivocare passando da Oriente a
Occidente. Le forme con le armi, hanno la stessa funzionalità di quelle con le tecniche a
mani nude, ma hanno il vantaggio di sviluppare unabilità particolare, migliorando
la continuità dei movimenti. In molti casi, le forme più raffinate utilizzano
larma come mezzo per rinforzare gli arti nelle tecniche a mani nude. Ogni arma ha un
suo «spirito», legato alla struttura, al peso, alle caratteristiche fisiche e anche
«etiche» dellarma, come abbiamo visto con i cinque elementi, ed è interessante
osservare che le sequenze di movimenti delle armi possono essere molto diverse tra loro,
ma lutilizzo pratico dellarma è in realtà molto simile, anche negli stili
profondamente diversi tra loro. La forma è quindi un elemento di base per apprendere
unarte marziale. Il secondo passo è quello di «negare» (quasi buddhisticamente)
le forme, di spezzare cioè la sequenza continua in una infinita serie di singole
tecniche, che vanno analizzate e verificate applicandole con un partner. In questa
maniera, provando e riprovando col partner una tecnica a due, molte volte nascono gli
automatismi istintivi, quelle reazioni velocissime che funzionano senza che ce ne rendiamo
quasi conto. Per crearle occorre ripetere i movimenti in sequenze, dalle più semplici
alle più complesse. Poi, dopo molti «concatenamenti» cioè sequenze in coppia più
lunghe e più varie, avviene che gli automatismi entrino nella memoria facendo Tuishou,
Chisao, Rushou, Kunshou, tutti termini diversi per indicare un lavoro tra due persone, che
praticano stili e metodi differenti, in cui si mantiene costante il contatto tra le
braccia dei praticanti. Alla fine, come nella costruzione di un gigantesco puzzle, si
arriva al Sanshou, la dispersione delle mani, il cosiddetto «combattimento libero», in
cui senza più limiti di contatto o di distacco, di boxe lunga o boxe corta, di lotta in
piedi o a terra, si passa a verificare il livello «reale» raggiunto nellarte del
combattere. Ma non va mai dimenticato che per sapere come funziona realmente unarte
marziale, gli ultimi grandi combattenti cinesi lo ricordano senza mezzi termini, bisogna
per forza provarls provarla dal vivo, personalmente. «Lunica maniera in cui una
persona può imparare come diventare un buon combattente è di combattere sulla strada, in
maniera brutale, senza regole, senza protezioni, a pieno contatto e a tutta velocità. È
il primo secondo di tempo che decidera chi vince e chi perde. Un vero combattimento
non dura mai più di un paio di secondi, e puo arrivare massimo a dieci secondi. Le
forme sono per dimostrazione e per fare spettacolo. Se vuoi imparare a combattere, pratica
un movimento migliaia di volte, continuamente, ogni giorno» (Liu Wanfu). Lultima
parola spetta sicuramente, sia per lautorità del personaggio sia per la chiarezza,
a Shek Kin, noto al grande pubblico per essere stato il grande avversario di Bruce Lee
nelle scene più importanti di Enter the Dragon: «Ogni forma è come un libro pieno di
conoscenza. A scuola un insegnante vi spiega la conoscenza attraverso più libri, che a
loro volta contengono un gran numero di informazioni diverse luna dallaltra, e
formano la conoscenza ogni volta in una maniera nuova. Non si impara a memoria
lintero libro? Lo stesso vale nel Kung fu, una forma vi fornisce un diverso insieme
di tecniche o di conoscenza, poiche ogni forma e come fosse un libro di testo.
Nel tempo troverete tecniche che vi si adattano bene, altre meno, e voi prenderete quelle
preferite, le verificherete e lavorerete solo su quelle, e si arriverà involontariamente
a creare una nuova «forma». In ogni caso le arti marziali dellorigine, non usavano
mai forme solo per lallenamento. Praticavano Sanshou, o tecniche separate con il
partner». Nel tempo, dopo la scoperta della polvere da sparo, loriginario valore
delle arti marziali si è progressivamente smarrito, riducendo queste arti a mera
competizione sportiva, tecniche di difesa personale, metodi per migliorare la salute (come
il Qigong, che originariamente era parte integrante delleducazione del combattente).
In questo contesto le forme hanno acquisito unimportanza ancora maggiore, perché
hanno permesso di dare una migliore sistematicità allinsegnamento e alle
competizioni, insieme con i gradi e le cinture. Oggi larte marziale è arrivata a
essere per molti un sinonimo per poter poi arrivare a «conoscere i movimenti della
forma». I famosi Kata in giapponese, Dao o Quan o ancora Kuen in cinese (Taijiquan, per
esempio) nel corso del tempo sono diventati lunico punto di riferimento per chi
pratica le arti marziali nei tempi moderni. Si comincia imparando le «forme» di base,
poi si passa a «forme avanzate», più complesse, si arriva a quelle con le armi, infine
quelle «segrete», che creano un alone di mistero e di importanza insieme. Alla
stilizzazione estetica massima, si giunge invece nella pratica del Wushu moderno o delle
varie sequenze moderne codificate di Taijiquan. A contro prova dellevoluzione
«estetica» che le arti marziali stanno vivendo, basta pensare ai cosiddetti
«codificati» in cui non solo le intere routine, ma persino i singoli movimenti, sono
stati definiti con assoluta precisione stabilendo così un metro di giudizio comune, come
per esempio nella ginnastica a corpo libero, per semplificare lattività di
carattere agonistico e creare uno standard internazionale. La Cina giustamente si sta
avvicinando a grandi passi verso i Giochi Olimpici, ed è quello il metro di riferimento
attuale. Nellepoca di Internet, in cui neanche un ragazzino può più permettersi di
perdere un solo minuto di tempo, imparare le forme è diventato così il miglior
compromesso possibile per fare del movimento marziale e attendere cosi che nel tempo,
qualcosa cresca e cambi allinterno di ognuno di noi, ma ci vuole molta pazienza e
bisognera acquisire una infinita saggezza.. |
|